L’improvvisa, improvvida tempesta di dichiarazioni legate alla figura dell’Assessore che sarà destinato a rappresentare la Provincia di Rieti, impone urgenti e definitivi chiarimenti.
Se c’è qualcuno che avrebbe titolo a coltivare ogni forma di protesta per l’esclusione dalla Giunta Regionale è lo scrivente che, dopo due mesi di intenso lavoro e senza demerito, è stato revocato con la scusa delle quote rosa.
Un bel regalo il posto nel listino, che lo scrivente rifiutò pubblicamente, al quale però non può seguirne immediatamente un altro!
a) chi scrive è portatore di un’esperienza trentennale in campo amministrativo;
b) questa lunga attività non ha mai subito censure penali;
c) il consenso elettorale è stato di tale portata da collocare chi scrive al primo posto in Italia nel rapporto percentuale tra preferenze ottenute e voti validamente espressi dall’intero corpo elettorale del collegio.
Ciò nonostante, il senso di responsabilità nei confronti del neonato partito, il doveroso rispetto per gli interessi del territorio e la ferma convinzione che i "crucci" dei politici non trovino, giustamente, albergo presso alcuno, ha spinto chi scrive a moderare e contenere la legittima protesta dei tanti amici che lo avevano sostenuto e ancora non si rassegnano all’idea di essere stati espropriati del voto.
Le quasi novemila firme raccolte in un mese estivo in calce alla petizione "Pro Cicchetti Assessore" da tanti volontari – tra l’indifferenza o la manifesta ostilità di alcuni settori del partito – testimoniano, d’altronde, il perdurare di questo diffuso stato d’animo e valgono politicamente ancor più delle quattordicimila preferenze riportate nella consultazione di marzo.
Una cosa è, infatti, esprimere il voto nel segreto della cabina elettorale, altro è firmare pubblicamente esibendo documenti di identità personale di fronte a gente spesso sconosciuta.
È quantomeno sorprendente, invece, che rivendichi l’assessorato chi è stata eletta senza doversi battere poiché inserita in quel listino nel quale la segreteria regionale aveva riservato a Rieti il posto per "una donna di F.I.".
In quell’ambiente fu individuata una giovane di Torricella in Sabina prontamente scalzata dalla frenetica attività di accreditamento che la Nobili svolse a proprio vantaggio.
E ci sono almeno tre buone motivazioni per smantellare le polemiche irresponsabilmente trasferite in questa settimana sui giornali:
a) non ci fu nessuna consultazione ne, tantomeno, correlata reazione quando la Nobili fu inserita nel listino; si sapeva che quel posto spettava agli ex di Forza Italia e loro decisero autonomamente;
b) l’assessore forzista di Viterbo è stato sostituito da una donna targata F.I.: per raggiungere tale obiettivo non è stato consultato alcun organo di partito né si è scelto tra una rosa di candidate; non è ben chiaro perché a Rieti, dove la Polverini potrà scegliere tra più persone che in A.N. hanno svolto attività politica e amministrativa per anni, dovrebbe accadere altrimenti;
c) non c’è nessun monarca che decide, ma sarà la Presidente della Regione a farlo. Se la Nobili, anziché svolazzare sul palco, fosse stata attenta a quel che si diceva nel comizio del 23 giugno – quando una folla paragona bile solo a quella intervenuta nel 2007 per Berlusconi gremiva piazza del Comune – avrebbe capito che lo scrivente aveva respinto l’esplicita proposta di segnalare, per l’assessorato, la figlia o la segretaria.
Si era espresso, cioè, in direzione esattamente opposta a scelte di sapore monarchico che il partito era disposto ad accettare in virtù dello straordinario successo personale riportato alle elezioni.